Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/548

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II48 LITI RO mentovato poc’anzi. Ma la prima parte delle Lettere del Latini; che comprende le scritte a nome del cardinale, comincia dal 1552, e convien perciò stabilire che in quell’anno al più tardi egli era già in Roma. Dieci anni stette con esso, cioè, finchè il cardinale finì di vivere nel 1563. Passò allora al servigio del Cardinal Rodolfo Pio, che il fece suo bibliotecario, e pochi mesi appresso, cioè nel maggio del 1564 venuto a morte, lasciò al Latini in dono la ricca sua biblioteca. Questi, dopo la morte del cardinale, andossene a Viterbo pe’ suoi domestici affari, e tornato poscia a Roma, fu preso tra’ suoi domestici dal Cardinal Ranuccio Farnese. Ma anche di questo nuovo padrone restò privo tra poco, cioè nell’ottobre dello stesso anno. La morte di questi due cardinali fece rimirare il Latini come uomo di funesto augurio a chi prendevaselo in casa; ma finalmente il Cardinal Marcantonio Colonna gli assegnò casa presso il suo proprio palazzo, e il prese al suo servigio, e con lui andossene a Napoli nel 1573; nella qual occasione conobbe ivi il P. Alfonso Salmerone gesuita, e strinse con lui una sincera amicizia fomentata dalla vicendevole stima. Fu adoperato, come si è detto, a riformare il Decreto; e Gregorio XIII, in ricompensa di tante fatiche, gli assegnò una pensione di 150 ducati. Giunto alla vecchiezza, e costretto a guardar sempre il letto, non cessò però mai di studiare, dettando ciò che di giorno in giorno andava componendo. Finalmente in età di 80’anni diede fine a’ suoi giorni nel 1593, avendo lasciato tutti i suoi libri in dono al