Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/77

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srxoxuo C77 propria principia, di cui pubblicò dapprima in Roma due libri nel 1565, che poi crebbero fino a nove nell’ edizion di Napoli del 1586. Egli non cede al Patrizii nell' impugnare vigorosamente Aristotele, e si attiene, come ho accennato, al sistema di Parmenide, affermando che il caldo e il freddo sono i principi! 9 da cui ogni cosa si genera, e ad essi aggiugnendo, ciò che Parmenide non avea fatto espressamente, quasi un terzo principio, la materia in cui essi operano. Quindi dal freddo ei deriva e fa nascer la terra e tutti i corpi terreni, dal caldo il sole, le stelle e tutti gli altri corpi celesti, e dall'attività e fecondità di amendue, e dal contrasto continuo che fan tra loro, egli ripete tutti i diversi fenomeni della natura. Questo sistema da lui proposto nella detta sua opera, fu da lui svolto ancora in più altri trattati particolari che venne poi pubblicando, come ne’ libri De his quae in aere fiunt et de terrae motibus, De Mari, De Colorum generatione, e in altri opuscoli pubblicati dopo la morte di Bernardino da Antonio Persio, de’ quali, oltre i mentovati scrittori, ci ha dato il catalogo il P. Niceron (Mém. des Homm. ill. t. 30, p. 108, ec.). Finchè egli altro non fa che impugnare Aristotele, ei si mostra ingegnoso e dotto filosofo ma non è egualmente felice nello spiegare e sostenere il sistema da lui abbracciato e perciò a ragione Bacone da Verulamio lo dice miglior nel distruggere che nell1 edificare (Praef'adIlist. Venlor.). Questo dottissimo Inglese però, benchè in più passi delle sue opere combatta il Telesio e ne rigetti le opinioni, non isdegnossi'però di esaminarne