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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/82

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(38a libro al fine dell’ anno stesso ne fu eletto rettore. Due anni appresso si ritirò a continuare tranquillamente i suoi studii nella Pieve del Sacco sul Padovano, attendendo che più lieti giorni sorgessero a Milano sua patria, già da più anni turbata e sconvolta dalle pestilenze e dalle guerre. Venne a Milano nel 1529, e cercò di essere ammesso nel collegio de’ medici; ma rigettatone e disgustato per più altre ragioni, tornossene alla Pieve del Sacco, ed ivi nel 1531 prese in moglie Lucia Bandarina. Ma questo matrimonio gli fu origine di grandi amarezze; perciocchè il primo de suoi figli, accusato di aver tentato di avvelenar la moglie, fu decapitato in prigione; un altro visse da libertino, e il padre fu costretto a farlo incarcerare più volte e a diseredarlo. L’anno seguente fece ritorno in Lombardia, e fermossi per 19 mesi in Gallarate nella diocesi di Milano, ove fu ridotto a tali strettezze, che cessò di esser povero, dic egli stesso, perchè nulla più gli rimase. Nel 1533 trovò qualche sollievo nella lettura di matematica, che in Milano gli fu assegnata. Fu ancor richiesto dall’ università di Pavia, affinchè fosse ivi professore di medicina; ma veggendo che non v’era speranza di toccare stipendio di sorta alcuna, se ne scusò. Ricusò ancora più altre offerte che gli furono fatte; e solo accettò la cattedra di medicina in Milano nel 1543, dopo aver finalmente ottenuto qual Irò anni prima di essere ascritto al collegio dei medici. Cadutagli a terra la casa nel 1544, gli convenne accettar l’invito di tenere scuola in Pavia; ma due anni appresso,