Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/91

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SECONDO Gyi silenzio, se poco tempo ei fosse stato tra loro. Ma se le lor ragioni non son bastanti a negarlo, a me sembra ancora che l’asserzion dello Scioppio non basti a provarlo; perciocchè vedremo che in più altre cose toccanti il Bruno egli ha errato. Perciò io credo che, finchè non si scuoprano altri monumenti, debbasi rimirar questo punto come ancora indeciso. Se crediamo allo Scioppio, il Bruno 18 anni prima della sua morte, cioè nel 1582, avendo cominciato a negare la Transustanzazione, e la Verginità della Madre di Dio fuggissene in Ginevra, ove trattenutosi due anni, e non piacendogli in tutto la setta di Calvino, ne fu perciò discacciato; ed egli passato a Lione, indi a Tolosa, si stabili finalmente in Parigi. Ma qui certamente lo Scioppio non è esatto; perciocchè, secondo lui, il Bruno non dovrebb esser venuto a Parigi che nel 1584 Or egli certamente vi era fin dal 1582, come afferma il Clement, recandone in pruova il libro De umbris idearum implicantibus artem quaerendi, ec., stampato in Parigi in quell’anno, e da lui dedicato al re Arrigo III. Convien dunque dire che fin dal 1580 egli abbandonasse l’Italia. In Parigi, secondo lo Scioppio, egli ebbe l’onorevole titolo di professore straordinario di filosofia. Di una tal distinzione conceduta al Bruno nulla ci dicono nè il du Boulay (Hist. Univ. Paris, t. 6), p. 786), nè il Crevier (Hist. de VUniv. de Par. t. 6, p. 584). Ma essi confessano che fanno i58G Giovanni Hennequin nelle tre feste di Pentecoste sostenne pubblicamente e difese nella università molti articoli proposti a disputare dal