Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/92

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692 LIBRO Bruno; il die pare che non si sarebbe permesso, se il Bruno non fosse stato adorno di quel carattere. In fatti lo stesso du Boulay riferisce una lettera dal Bruno scritta in questa occasione a Giovanni Filesaco rettore di quella università; il cui principio sembra indicarci che qualche onorevole grado vi avesse ei ricevuto: Qui egregiae humanitatis actus, dic egli, quod officii in extraneum Philosophum impendi possibile est, id pluribus ab hinc annis uti (f. vestrae) hujus universitatis tum Rectores, tum universum Professorum Colligiani, mi hi jiiit effusissime elargitum, dum non modo communi quadam, qua erga omnes affecti estis fiumani tute, veruni etìam certa haud vulgari ratione me vobis devinxistis, ubi tum in publicis tum in privatis lectionibus contraria Doctorum assistentia studii mei concelebravistis, ec. Ove riflettasi che il Bruno dice di essere ivi stato più anni; ed erano appunto quattro, se ei vi si era recato nell"an 1582. Due anni appresso, cioè nel 1588, il Bruno diè alle stampe in Vittemberga gli articoli da lui fatti sostenere in Parigi contro la dottrina peripatetica, col titolo: Jordani Bruni Nolani Camaracensis Acrutismus, seu Rationes articulorum Physicorum adversus Peripateticos Parisiis propositorum. È assai verisimile che la guerra dal Bruno mossa ad Aristotele, lo costringesse, o almeno lo consigliasse a partire da Parigi. Egli però nella lettera sopraccitata dice di aver risoluto di partire per andarsene successivamente a diverse altre università: Jam ubi per alias Universitates mihi peragrare animo sedet, ec. Da Parigi in fatti passò il Bruno poco