Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/120

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12^2 LIBRO conservavano, nel libro intitolato Antiquitates bellunenses. Pregevole ancora è la fatica ch’ ei fece sopra Virgilio, paragonando insieme più codici mss., e osservando le diverse lezioni che in essi s’ incontrano. Lasciò alcuni opuscoli di minor conto, come quello in difesa delle barbe de’ sacerdoti, e altri di diverso argomento; per tutte le quali opere ei fu avuto in conto di un de’ più dotti uomini del suo tempo, e fu ancora lodato per la probità e l innocenza de’ suoi costumi, come si può vedere.da molti elogi che il Popeblount ne ha raccolti (Cens. celebr. Auct. p. 55-j). XXVI. Unirò a questo luogo due altri scrittori i quali, benchè non prendessero diretla’ mente a trattare delle antichità, molto nondimeno ne scrissero. Il primo si è Alessandro Alessandri, o, com egli vuole appellarsi, d'Alessandro nobile napoletano, nato circa il 1461 e istruito in Roma alla scuola di Francesco Filelfo, di Niccolò Perotti (a) e di Domizio .Caldenino; e che dopo avere esercitata qualche tempo la profession d’ avvocato in Roma e in Napoli, abbandonolla interamente, per darsi tutto agli studi ch egli continuò a coltivare in Roma, ove anche finì di vivere a’ 2 di ottobre del 1523. Di lui han parlato colla consueta loro esattezza Apostolo Zeno (Diss. voss. t. 2, p. 180) e il conte Mazzucehelli (a) Alessandro <T Alessandro, nato circa il i46f, non potè essere scolaro di Aiccolò Perntti che fin dal i.^S tu nominato vescovo, come ha avvertito il eh. P. d’Afflitto, che di questo scrittore ci ha date assai più esatte notizie (Man. degli Scritt. napol. t. 1, p. 302, ec.).