Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/188

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l34o LIBRO conservatisi a penna in alcune biblioteche di Firenze e di Venezia (V. Codici mss. della Libr. Nani j p. 3, ec.). Egli scrisse ancora la Vita di Antonio Giacomini Tebalducci Malespini, che fu stampata in Firenze nel 1597. Forse però più che queste sue Storie, ottenne gran nome il Nardi per la bella sua traduzione di Livio, pubblicata la prima volta in Venezia nel 1540, e poscia più altre volte, ed anche nel nostro secolo di nuovo stampata. Essa è sempre stata considerata come una delle migliori che abbia la nostra lingua e Apostolo Zeno si duole (Note al Fontan. t. 2,p. 287) che il nome del Nardi, citato già nelle antiche edizioni del Vocabolario della Crusca, ne sia stato escluso nell’ultima, come se rinnovar si volesse contro di lui la pena d’esilio. Ei dedicolla al marchese del Vasto } e 1111 curioso aneddoto intorno a questa dedica abbiam nelle Lettere di Pietro Aretino. Scrivendo egli nel 1540 al detto marchese, e parlando della stima che di lui aveano tutti gli uomini dotti, Testimonio, dice (Lett. t. 2, p. 189), il Nardi, il quale nello intitolarvi il suo Tito Livio antivide il levarsegli dei 50 scudi, e dei 50 altri, che gli danno l anno due gran personaggi, et antivedendo ha piuttosto voluto rimanere senza, che non dedicarvelo. Chi fossero questi due personaggi che tanto si sdegnaron col Nardi, perche non dedicò loro la sua versione, non saprei congetturarlo. Lo stesso Aretino, in un’altra sua lettera allo stesso Nardi del 1545, parlando di una nuova edizione ch’ei pensava di fare di questa versione, si stupisce ch essendo esule, e dovendo ornai