Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/192

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1344 LIBRO XLV. Gli stessi motivi che impedirono per lungo tempo la pubblicazione delle Storie de] Nei li e dei Segni, cioè il timore di offendere i ragguardevoli personaggi, de’ quali in esse trattavasi, e quelli che ad essi erano stretta, mente congiunti, furon cagione che fino all’età nostra rimanesse inedita quella di Benedetto Varchi. La moltitudine e la varietà delle opere da lui pubblicate lo rendon degno d onorevole luogo ne’ fasti della letteratura. Ma la Vita che già ne ha scritta ampiamente d). Silvano Razzi camaldolese, la quale va innanzi e alla Storia e alle Lezioni di esso, e quella ancora più esatta che ne ha poi pubblicata il celebre monsignor Giovanni Bottari, e che ha premessa alla nuova edizione dell'Ercolano, da lui dataci nel 1730, mi dispensano da un diffuso ragguaglio. Firenze fu la patria di Benedetto, che ivi nacque nel 1502. Al padre, ch era causidico, parve ch’ei fosse fanciullo di tardo e stupido ingegno, e applicollo perciò al traffico; ma avendo udito che il figlio più che i libri de’ conti maneggiava volentieri e svolgeva i libri di lettere, ad esse il fece rivolgere, e mandollo dapprima a Padova, ove negli studi dell’ amena letteratura si avanzò felicemente, ed indi a Pisa, perchè vi studiasse in legge, avendo egli determinato di farne un valoroso dottore. Benedetto, finchè visse il padre, docilmente, benchè di mal animo, gli ubbidì. Ma appena fu padron di se stesso, che, gittati i giureconsulti, tutto si diede a’più piacevoli studi; e fra le altre cose si diè ad apprendere il greco sotto la disciplina del dottissimo Pier Vettori.