Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/332

Da Wikisource.

»484 LIBRO la prima volta in Genova nel i585. e poi ristampata più volte, e tradotta in diverse lingue, se altri non la credessero opera veramente di Giovanni de Sylva, conte di Portallegre ambasciadore del re di Spagna presso l’ infelice re D. Sebastiano (V. Méthode pour étudier l Hist. t. 13, p. 416, ec. éd. Paris. 17-2)y nè io trovo bastevoli monumenti a sciogliere la quistione. Assai più celebre di tutti questi debb’ essere nella storia il nome di Lucio Marineo siciliano, perchè oltre le opere che intorno al regno di Spagna egli scrisse, questo regno medesimo dovette a lui in gran parte i primi raggi di quella luce che ivi cominciò a risplendere al principio di questo secolo. Esattissime notizie di questo storico ci ha date Niccolò Antonio (Bibl. hisp. nova, t. 2, p. 359(), ec.), delle quali si è poi giovato, correggendo però qualche cosa, il Mongitore (Bibl. sic.' t. 2, p.16, ec.), e per ultimo ne è stato di nuovo dato alla luce l’ elogio che ne fece Alfonso Seguritano spagnuolo, statogli scolaro, stampato già tra le Lettere del Marineo (Mem, della Stor. letter. di Sicil. t. 2, p. 306, ec.). Bidino, picciol luogo della Sicilia, fu la patria del Marineo ch'ebbe il nome di Luca; ma passato poi, dopo aver coltivate in Sicilia le lettere sotto diversi illustri maestri, a Roma, e postosi ivi sotto la direzione di Pomponio Leto e di Sulpizio Derulano, ad insinuazione del primo cambiollo in quello di Lucio. Tornato in Sicilia, tenne per cinque anni scuola in Palermo; finchè essendo approdato in quel regno nel 1486 Federigo Henriquez grande almirante