Vai al contenuto

Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/440

Da Wikisource.

l5t)2 LIBRO amoenitate, et sylva viridissima suis cum libris oblectare se se possit (ib. l. 13, ep. 19). L’an 1518, non si sa per qual ragione, il Lascari, abbandonata Roma, andossene in Francia invitato da Francesco I; di che maravigliossi in una sua lettera de’ 13 di dicembre dell’anno stesso Erasmo (Erasmi Epist. t. 1, ep. 347), il quale ancora scrivendo circa il tempo medesimo ad Arrigo Glareano, con lui si rallegra che goda dell’amicizia del Lascari, di cui fa grandi elogi (ib. ep. 361). Fu ivi carissimo al re Francesco, da cui insiem col Budeo fu adoperato a formare la magnifica biblioteca ch’ egli raccolse in Fontaineblau. Dal re medesimo fu poscia di nuovo mandato suo ambasciatore a Venezia, come afferma il Giraldi (De Poet. suor. temp. dial. 2; Op. t. 2, p. 552), il quale aggiugne che Paolo III essendo succeduto a Clemente VII, invitò il Lascari con larghe promesse in Roma, ove infatti recossi, e ove poi morì di podagra, alla quale era stato continuamente soggetto (Valer, de infeL Lit. p. 59), non molto dopo, lasciando erede un suo figlio di nome Angelo, il che ci mostra ch’egli morì verso il 1535, essendo in età di presso a 110vant’ anni, secondo il Giovio (E log. Vir. liter. ill. p. 21). Delle opere da lui pubblicate ci dà in breve notizia il suddetto Giraldi, dicendo: Janus ergo, ut scitis, cum Graece et Latine doctus esset, reliquit epigrammata permulta in utraque lingua, quorum pars minima Basileae excusa est cum libello excerpto ex Polybii historiis de mili da Romanorum, atque in primis de Castrorum meratione, quam ipse ex