Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/444

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15<j6 LIBRO parecchi discepoli, scrisse molte poesie ed alcune orazioni, e pubblicò un poema sopra Elena di cui il Giraldi dice gran lodi. Arsenio vescovo di Monembasia, dice il Giraldi, ossia Malvasia fu in Venezia e in Roma a’ tempi di Leone X coltivò la poesia latina, e offri al pontefice un libro da lui intrecciato co’ detti di varii autori in prosa e in verso. Giorgio Balsamone, greco egli ancora, visse lungamente e fino alla morte tra’ famigliari del Cardinal Salviati, e se ne leggono alcune poesie ed altre cose in prosa Soggiugne poscia il Giraldi alcuni che ancor viveano j cioè Antonio Ipparco dell isola di Corfù, che dopo essere stato per qualche tempo professore di lingua greca in Venezia, era tornato alla patria; Matteo Avario natio della stessa isola, scolaro del Lascari, uomo assai letterato, che insieme con un altro Greco detto Costantino stava in corte del Cardinal Niccolò Ridolfi; Niccolò Nesiota, che stava in Italia studiando la lingua latina e la filosofia, e in cui il Giraldi desiderava pietà e religione alquanto maggiore che non mostrava finalmente Antonio e Zaccaria Colloergi, e Giovanni Casimatio giovane di grandi speranze, e nipote di Francesco Porto, di cui tra poco diremo. A questi possiamo aggiungnere Michele Sofia no, figlio forse o nipote di quel Sofiano di cui abbiamo detto altrove, che o alla fine del secolo precedente, o al principio di questo teneva scuola di greco in Roma (t. 6, par. 2, p. 749). Tra le lettere italiane di Paolo Manuzio una ne abbiamo a lui scritta nel 1555, nella qual gli dà avviso che il Pantagato aveagli chiesto ove