Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/443

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TERZO 15()5 clic il doloro di non vedersi onorato della porpora, a cui aspirava, lo condusse al sepolcro. Ma il Giraldi ci assicura che fu questa una voce calunniosamente sparsa dagli emuli del Musuro, che nulla trovando in lui a riprendere, vollero oscurarne la gloria col dipingerlo stranamente ambizioso. Questi ci ha ancor lasciata memoria delle poche opere da esso composte: Scripsit Epigrammata multa, quorum aliqua sunt edita; legitur et libeUus scu Encomiati in Platone m Graece elegiaco cannine t/oc fissitue concinnatum. Delle quali cose più minutamente ragiona il Boernero, il quale ancora rammenta gli onorevoli elogi che ne han fatto i più eruditi uomini di quell’ età; a quali si può aggiugnere quello di Bartolommeo Ricci che in una sua lettera narra quanto amorevolmente lo accogliesse in Venezia nel 1513 il Musuro, a cui Andrea Navagero avealo raccomandato (Riccii Op. t 2, p. 229). Di lui ancora si ha una lettera italiana nella Raccolta del Pino (l. c.), ove però si dee corregger la data, perciocchè essa è segnata i5oi, c il Musuro vi si sottoscrive col titolo di arcivescovo, il che non accadde che sedici anni appresso. X1T. Di molti altri Greci che negli ultimi anni del secol precedente fin verso alla metà di quello \ di cui scriv ¡amo, furono pel lor sapere onorevolmente accolti in Italia, fa menzione il suddetto Giraldi (l. c. p. 551), e io ridurrò in breve le notizie ch’ ei ce ne somministra. Demetrio Mosco figliuol di Giovanni fu lungamente in Ferrara presso i Rangoni, e alla Mirandola presso i Pichi, e in Mantova ancora e in Venezia ebbe