Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/455

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TERZO 1G07 e,l entrò essendo ancor giovinetto nell’Ordine ,de Minori. Ei si può annoverare tra’ più celebri viaggiatori che avesse l'Italia. Perciocchè egli corse tutto l’Egitto, la Palestina, la Soria, l’Arabia, la Grecia, la Tracia; e ciò sempre a piedi; i quali viaggi probabilmente furon da lui intrapresi all’occasione dell’accompagnar ch’egli fece a Costantinopoli Andrea Gritti (Valerian. de infelic. Litterat t. 2, p. 100, ec.), che fu poi doge. Nè era già egli un viaggiator frettoloso e spensierato che non traesse frutto alcun dai’suoi viaggi; anzi ogni cosa diligentemente osservava, non perdonando a fatica, e superando qualunque difficoltà. Due volte salì fin sulla più erta cima del Mongibello in Sicilia, e dall’orlo di quella vasta voragine ne osservò la profonda apertura (ib.). Benchè in età già avanzata, faceva ogni anno qualche viaggio or per Tuna or per l’altra provincia d*Ilalia, e senza mai salire a cavallo, trattone per alcune miglia, quando andossene a Roma per la sassosa via di Assisi, affin di baciare i piedi al pontefice Leon X (ib). Di questi suoi viaggi fa menzione egli stesso nella prefazione all'edizione della sua Gramatica greca, fatta nel 1512. Anzi aveane egli scritto l’Itinerario, in cui avea esattamente notate le cose più memorabili da sè vedute, e singolarmente i monumenti antichi: Opportune vero, dice Giampierio (Antiq. bellun. serm. 4, p. 107), mihi prae manibus est Urbani U alenarli palmi tnei Itinerarium. qui quocumque se contulen't totius antiquitatis vir studiosissimus, nihil usquam quod ad rerum memoriam faceret, quin cxcerperei, describerctque,