Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/473

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TERZO 162.*) clie disse nel 1571 per la vittoria di Lepanto, la;, qual fu data alle stampe; che il re Filippo II lo invitò all' università di Coimbra; ma che essendosi il Rasario scusato, quel monarca volle almeno ch’ ei tornasse a Pavia, ove fu per quattro altri anni professor di eloquenza, finchè nel novembre del 1074 > essendo venuto a mancare, fu con onorevoli esequie sepolto in S. Agostino, e pianto da tutti quelli c!»e ne conoscevano e ne ammiravano non solo il sapere, ma ancora le rare virtù delle quali egli era adorno. Il Cotta accenna altre testimonianze degli scrittori di que’ tempi, che del Rasario favellano con grandi encomii, e ci dà poi il catalogo delle opere da lui pubblicate, che, trattane la mentovata orazione e qualche epistola, son traduzioni dal greco in latino di molte opere di Oribasio, di Giorgio Pachimere, di Giovanni Filopono, di Galeno e di altri. XXII. Men conosciuto è un professore di lingua greca, ch’ebbe in questo secolo l'università di Bologna, perchè morto infelicemente nel fior degli anni, non ebbe tempo a produrre que’ frutti che se ne speravano copiosissimi. Ei fu Bartolomrneo Faustini modenese, che dopo essere stato per più anni in Bologna scolaro di Romolo Amaseo, e al suo maestro carissimo, fu in quella medesima università destinato alla cattedra di lingua greca, e la tenne dal 1530 al 1533, nel qual anno a' 21 di maggio fu da incogniti sicarii crudelmente ucciso. Di questo fatto si ha memoria negli Atti di quella università citati dal ch. abate Flaminio Scarselli: fiartholomaeiis Faustinus... XI Kal. Junii TlllABOSCUl, Voi XII. 3o