Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/554

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ì'vG LIBRO gli fosse lecito di presentarsi innanzi a quella sacra adunanza, e rendere ad essa ragione della sua fede; e a questo effetto adoperossi ancora il vescovo di Modena Egidio Foscarari, che molto lo amava. Ma essendo la causa del Castelvetro già devoluta al tribunale dell’Inquisizione di Roma, il papa fu costante in volere che ad esso si presentasse il Castelvetro, promettendogli nondimeno le più amorevoli accoglienze. Egli però troppo atterrito dal passato pericolo, non seppe indursi a tornare in Italia. Da Chiavenna passò a Lione, ove la guerra che ardeva tra i Cattolici e gli Ugonotti, lo espose a nuove sventure; e a grande stento, perdute molte delle sue cose, e tra esse alcune opere, potè fuggirsene e ritirarsi a Ginevra, e indi di nuovo a Chiavenna, ove per soddisfare a’ desi derii di molti giovani studiosi, ogni giorno teneva loro privatamente una lezione sopra Omero, e un’altra sulla Rettorica ad Erennio. Il favorevole accoglimento ottenuto dal suo fratello Giovanmaria alla corte dell’ irnperator Massimiliano II determinò Lodovico a passare a Vienna, ove dedicò a quel sovrano la sua Sposizione della Poetica d’Aristotele. Ma la peste che ivi avea cominciato a menar grande strage, il costrinse a partirne, e a far ritorno a Chiavenna, ove passò il rimanente de’ giorni suoi, cioè fino ai 21 di febbraio del 1571, che fu l'ultimo della sua vita. Noi abbiamo narrate fin qui le vicende alle quali fu il Castelvetro soggetto, senza esaminare s’ei fosse veramente imbevuto di quegli errori de’ quali fu accusato. Il Muratori