Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/559

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TERZO 1 ~I I infelice successo, sicché tra gli scrittori di rime sacre egli è in concetto di un de’ migliori. (Una medaglia in onor di esso coniata, che si ha nel Museo Mazzucchelliano (t. 1, p. 383), e di cui parla ancora Apostolo Zeno (Note al fontan. t. 1, p. 146), ci mostra ch’egli era oriondo da Venezia, e figlio di Gianfrancesco fiamma giureconsulto e cavaliere, e di Vincenza Diedo che in età di tredici anni entrò neirOrdin suddetto, e che in età ancor giovanile, dopo aver coltivati con sommo ardore i più nobili studi, si esercitò nell’evangelica predicazione, udito con molto applauso nelle più illustri città d’Italia, e adoperato da’ principi in diversi affari di grande importanza. Tra le molte Lettere scritte a d Cesare Gonzaga signor di Guastalla, delle quali io ho copia, cinque ve ne ha del Fiamma 5 e due di esse da Napoli a’ 16 e a 20 di marzo del 1562 ci scuoprono che mentre ivi predicava nel corso della quaresima, ei fu posto in sospetto presso il Cardinal Ghisilieri che fu poi S. Pio V, come uomo di dubbia Fede, e perciò gli fu fatta una rigorosa perquisizione: Per altre mie, scriv egli nella seconda, ho avvisato V. E. del successo delle fatiche mie, le quali sì come son state lodate infinitamente dall' universale, così da alcuni maligni et invidiosi sono mal premiate, come V. S. Illustriss. può sapere. Et io l ho sentita in effetto; et jeri sera per commissione del Card. Alessandrini ne. furono pigliati tutti i scritti miei, et notato ogni libro, et ogni minima polizza mia. Questo non m è grave, venendo la commissione da quel da bene