Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/558

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I710 LIBRO neri colori, e gliene diede avviso egli stesso con sua lettera de’ 18 di ottobre del (Murai. Op. Arezzo 1767, t. 1, p. egli non eseguì ciò ch" avea meditato. Alcune Lettere finalmente del Castelvetro sono state pubblicate nella Raccolta Calogeriana (t. Ap. 4i5). XV. Or rimettendoci sul cammino da cui i due combattenti or mentovati ci hanno per qualche tempo distolti, e ripigliando la serie de' più valorosi poeti, ci viene innanzi Angiolo di Costanzo, di cui forse non V ebbe in quel secolo il più elegante scrittor di sonetti, alcuni dei’ quali dai’ migliori maestri di poesia si propongon tuttora come i più perfetti modelli. Ma di lui già parlato abbiam tra gli storici. Alle Poesie del Costanzo, che dopo le antiche hanno avute tre moderne edizioni da’ torchi elegantissimi Cominiani, si aggiungono in queste le Rime di Galeazzo di Tarsia nobile cosentino, il quale nel suo castello di Belmonte nella Calabria visse tranquillamente quasi tutti i suoi giorni coltivando la poesia, ma sì nascosto a tutti, che il merito non ne fu conosciuto che più anni appresso la morte, e solo nel 1617 ne vennero in luce le Rime, le quali si annoverano giustamente tra quelle che per forza insieme e per eleganza non han molte eguali. Nè dee passarsi sotto silenzio d Gabriello Fiamma canonico lateranense, e vescovo di Chioggia, che seguendo l’esempio di Vittoria Colonna, di cui diremo tra poco, ardì di sollevare la volgar poesia alla sublimità de' misteri della Religion cristiana; e il fece con non