Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/581

Da Wikisource.

TERZO 1-33 desiderata in matrimonio da qualche persona, ch' avesse parenti, i quali allora potevano in supremo grado; e che avendo ella risposto che la sua gratitudine verso la memoria di Giulio III, da cui avea ricevuti sì gran beneficii, non gli permetteva di abbracciare altro partito, dai Ministri di quei, che la desideravano, si vide in breve una manifestissima et gran persecuzione contro di lei, privandola dei Castelli, rovinandole le case. togliendole l'entrate, e per diverse vie inquietandola nei beni della fortuna. Aggiugne ch’ ella soffrì ogni cosa con tal fermezza, che destò meraviglia a que Signori stessi, che per sè, o per alcuni della Casa loro mostravan tanto di desiderarla, non però con altri modi, che di giusti et veri Signori, se ben la molta vecchiezza in alcuno, o il molto studio de Ministri in mettersi in grazia de' padroni avesse fatto usar contro detta Signora fuor (d ordine et volontà d essi particolar padroni quei termini strani che di sopra ho detti. Queste espressioni a me sembra che indichino certamente il pontefice Paolo IV, i Carrafi di lui nipoti, che tanto abusarono del lor potere, e i loro ministri. Ma intorno a ciò non mi è avvenuto di ritrovare più distinte notizie. Ersilia, a spiegare i suoi sentimenti in quell occasione, si scelse, secondo l’uso comune a quei’ tempi, un’impresa riferita dallo stesso Ruscelli, cioè una casa ardente col motto: Opes. non animum. Un’altra impresa aveale proposta con sua lettera Annibal Caro (Lett. t. 2, lett. 37), di cui però non veggiamo ch’ella facesse uso. Ella visse poi ancora molti anni; e bramosa di conservar la