Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/607

Da Wikisource.

TERZO I7ÌI9 ilei Berni, e che da questo si crede scritta, si vegga il suddetto scrittore. Ma non vuolsi passare sotto silenzio che il Berni fu ancora elegantissimo scrittore di poesie lutine j e le Elegie che se ne hanno alla stampa, son le prime, a mio credere, nelle quali si vegga con molta felicità imitato lo stil Catulliano, a cui niuno forse nel corso di questo secolo si accostò più di esso. Al medesimo tempo, in somiglianti impieghi, e di un tenor di vita uguale a un dipresso a quella del Berni, visse parimente in Roma il Mauro, cioè Giovanni Mauro della nobilissima famiglia de’ signori d’Arcano nel Friuli, nato circa il 1490 Dopo aver frequentata la scuola di un certo Bernardo da Bergamo nella terra di S. Daniello, partì dal Friuli, e giunto a Bologna, fu da Gasparo Fantuzzi condotto a Roma, e servì ivi per più anni al duca d’Amalfi, al Cardinal Domenico Grimani, al datario Giberti, al Cardinal Alessandro Cesarini il vecchio, e, secondo alcuni, anche al Cardinal Ippolito de’ Medici, il che però vien negato dal signor Liruti. Il genio di scherzar poetando, lo strinse in amicizia col Berni, e produsse in amendue i medesimi effetti, cioè incostanza nel servizio de’ lor padroni, e poco frutto de’ loro studi. L’unione col Berni il rendette nimico dell’Aretino, che da lui pure fu acerbamente punto colle satiriche sue poesie. Egli morì in Roma sul principio d’ agosto dell’ anno 153(5, cioè pochi giorni dopo il Berni; e le diverse relazioni che dal conte Mazzucchelli si accennano intorno a tal morte,. del Cardinal Bernardino Maffei e di Girolamo Rotario, si