Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/690

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i8{3 • nono ragionevole sospizione si mandano gli sbirri, si procede ingiuriosamente co’ miei compagni, mi si togliono i libri? perchè si mandan tante spie attorno, per sapere, ov io fossi? perchè si sono fatti con un certo strano modo esaminar tanti honorati Gentilhuomini? Egli chiede pertanto di poter venire a Bologna, e di costituirsi presso qualche saggio ed imparzial giudice; il che però sembra che non accadesse. La lettera è scritta all'ultimo di febbraio del 1564 da Castelvetro, ch’ era fin d' allora feudo de’ conti Rangoni nel territorio di Modena, ov è probabile che si fosse ritirato il Tasso sotto la protezione di que’ signori. Tornò dunque il Tasso a Padova, e fu uno de più illustri accademici Eterei, de quali era stato istitutore poc’ anzi il suddetto Scipione. Egli frattanto in età di soli diciotto anni avea già pubblicato il primo frutto de’ suoi poetici studi, dando alla luce il Rinaldo poema romanzesco in ottava rima e in dodici canti, stampato in Venezia la prima volta nel 1562, e da lui dedicato al Cardinal Luigi d’Este; opera giovanile e molto lontana dalla perfezione a cui egli poi giunse; ma opera nondimeno tale che, attesa singolarmente l età in cui la compose, fece conoscere quanto da lui si avesse a sperare. La dedica del Rinaldo a quel gran cardinale il rendette carissimo a lui non meno che al duca Alfonso II di lui fratello; e il Tasso perciò, chiamato nel 1565 alla corte di Ferrara, fu in essa accolto e mantenuto splendidamente, assegnategli stanze e ogni altra cosa al vivere necessaria, sicchè potesse con più ozio coltivare gli studi, e avanzare il gran poema