Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/704

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l85C> L1BIIO potesse godere dell'onor destinatogli. Il rigore della stagione il fece differire per qualche tempo, e frattanto infermatosi il Tasso, invece del Campidoglio fu condotto al sepolcro. Il buon Torquato. che sempre avea conservati nel cuore sentimenti vivissimi di Religione, non sì tosto conobbe vicina la sua morte, che voll’essere trasportato al monastero di S. Onofrio dell Ordine di S. Girolamo. La lettera che di là egli scrisse al suo amico Antonio Costantini, è troppo bella, per non esser qui riferita, benchè ella sia tra le stampate (Op. t. 10: p. 46 ed. ven). Che dirà il mio Sig. Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso? E per mio avviso non tarderà molto la novella, perchè io mi sento al fine della mia vita, non essendosi potuto trovar mai rimedio a questa fastidiosa indisposizione sopravvenuta alle altre mie solite, quasi rapido torrente, dal quale, senza potere avere alcun ritegno, vedo chiaramente esser rapito. Non è più tempo, ch io parli della mia ostinata fortuna, per non dire della ingratitudine del mondo, la quale ha pur voluto aver la vittoria di condurmi alla sepoltura mendico, quando io pensava, che quella gloria, che, malgrado di chi non vuole, avrà questo secolo da' miei scritti, non fosse per lasciarmi in alcun modo senza guiderdone. Mi sono fatto condurre in questo Monastero di S. Onofrio, non solo perchè l aria è lontana da' Medici più d'alcun altra parte di Roma, ma quasi per cominciare da questo luogo eminente, e colla conversazione di questi divoti Padri, la mia conversazione in Cielo. Pregate Iddio j)er me, e siate sicuro,