Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/714

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l866 LIBRO opinione ho alcuni illustri e valorosi avversarii, e fra essi l’immortal Metastasio, il quale in una sua lettera, ch è alla stampa, al ch. sig. d Domenico Diodati giureconsulto napoletano, dopo aver detto che ne’ primi suoi anni era stato ammiratore passionalissimo deli’Ari osto, aggiugne che avendo poi in età più matura e con più pensato giudizio letta la Gerusalemme, di cui vivamente descrive i pregi, si sentì riempire di ammirazione pel Tasso, e d'uno sdegno implacabile contro coloro che credono oltraggioso all' Ariosto il solo paragon di Torquato. Il parer di un tant’uomo è sì rispettabile, che se si trattasse di qualche teoria, cederei volentieri, e mi darei vinto. Ma qui si tratta di quel sentimento che un prova in se stesso, e che nè per ragioni, nè per autorità non si può cambiare. E forse sarà ciò effetto di gusto men buono ch’io abbia sortito dalla natura, ma qual ch esso sia, esso è il mio, nè da me dipende il mutarlo. Lo stesso Metastasio però non dà senza qualche riserva la preferenza al Tasso; perciocchè avendo detto dapprima ch è troppo difficile il diffinir tal quistione, così conchiude: Se per ostentazione della sua potenza venisse al nostro buon padre Apollo il capriccio di far di me un gran poeta, e m imponesse a tal fine, di palesargli liberamente, a quale de' due lodati Poemi io bramerei somigliante quello ch ei promettesse dettarmi, molto certamente esiterei nella scelta, ma la mia forse soverchia propensione all'ordine, all esattezza, al sistema sento che pure alla fine m inclinerebbe al Goffredo Così egli