Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/738

Da Wikisource.

l«St)0 ■ LIBRO composte fino al numero di sedici, e una fra le altre sul fatto di Meleagro, la quale egli sperava dovesse riuscire il modello delle tragedie italiane (V. Zeno, Note al Fontan. t. 1 p 479) » ina ninn’ altra ne uscì in luce. Ei tradusse ancora dal greco in versi italiani la tragedia attribuita a S. Gregorio nazianzeno, intitolata il Cristo paziente, che io ho veduta ms. nella libreria de Canonici regolari di S. Salva dorè in Bologna. LVIII. Se al merito delle tragedie e delle altre poesie da lui composte dovessimo aver riguardo, noi potremmo accennar solamente, o anche passare sotto silenzio il nome di Luigi Grotto, detto il Cieco d’Adria, perciocchè non hanno diritto ad essere annoverate tra quelle delle quali l Italia si può giustamente vantare. Ma un cieco quasi fin dalla nascita, oratore e poeta, è oggetto troppo degno di ricordanza, perchè non debba alquanto occuparci. Oltre l elogio che ne ha fatto il Ghilini (Teatro d Uomini letter. t. 1, p. 3o4)5 e oltre due brevi Vite, una innanzi alle Lettere del medesimo stampate in Venezia nel 1601, la seconda poco più stesa scritta da un altro Luigi Grotto discendente dal Cieco, e pubblicata in Venezia nel 1769, ne abbiamo avuta di fresco un’altra assai più distesa, e corredata di autentici documenti, scritta dal sig. Giuseppe Grotto, discendente esso ancora dal Cieco, e stampata in Rovigo nell an 1777 e di questa singolarmente noi (qui ci varremo. Ebbe Adria a sua patria, e Federigo Grotto e Maria Rivieri