Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/789

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TERZO 194* fessere ingegnosa e passionata più del dovere. Dissi dapprima troppo ingegnosa. Perciocf|,è, benché i pastori in essa introdotti siano semidei, e perciò loro non disconvenga uno stile più fiorito, che a semplici pastori non converrebbe, è certo però, che esso è talvolta troppo limato, che vi sono concetti troppo ricercati e sottili, e che vi si comincia a vedere alquanto di quella falsa acutezza che tanto poscia infettò gli scrittori del secol seguente. Dissi innoltre troppo passionata. Perciocchè, comunque moltissime delle azioni teatrali di questo secolo sieno di gran lunga più oscene, anzi non si possa pur dire che osceno sia il Pastor fido, tale è però la seducente dolcezza con cui s ispiran negli animi di chi lo legge, o l ascolta, i sentimenti amorosi, che chi per età o per indole è ad essi inclinato, può di leggieri riceverne non leggier danno. Il Barotti rigetta come favolosi racconti ciò che si narra da alcuni della funesta pruova che n ebbe il Guarini nella sua stessa famiglia, e del ragionamento che su ciò ebbe col cardinal Bellarmino, nè io ho tai monumenti che ne pruo-, vino la verità: A parlar nondimeno, conchiude egli (l. c. p. 1 o5), e conchiuderò io ancora, secondo il più vero mio sentimento, siccome il Pastor fido ha questo difetto a tutti i libri non modesti comune, che non dovrebbe esser letto, nè su' teatri veduto negli anni più fragili ed accensibili, così per mio avviso ha questo pregio particolare, da pochi libri non modesti goduto, che senza pericolo, ma non senza piacere, può esser letto negli anni più serii e più robusti.