Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/804

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1956 LIBRO e le Satire, le Epistole e la Poetica tradotte dal Dolce. Non così delle opere di Ovidio le cui Metamorfosi furon l’ oggetto del qual si occuparono molti poeti; perciocchè, lasciando in disparte alcune altre più antiche versioni, Niccolò degli Agostini e Lodovico Dolce le recarono in ottava rima; ma le lor traduzioni furon quasi dimenticate, (quando uscì alla luce quella dell Anguillara. Ciò non ostante una nuova versione poi ne intraprese Fabio Marretti gentiluomo sanese, la quale, se in facilità e in grazia parve inferiore a quella dell’ Anguillara, le fu creduta superiore nella fedeltà e nell’ esattezza. Una parte dell" opera stessa, cioè la favola di Piti, e quella di Peristera insieme con quella di Anaxarete fu in versi sciolti recata da Gianfrancesco Bellentani cai pigiano (di cui ancor si hanno rime in altre Raccolte), stampata in Bologna nell'an 1550. Anzi avea egli scritto un erudito comento su tutte le Metamorfosi di Ovidio, e stava per pubblicarlo, come afferma il P. Bernal diuo Realino gesuita, concittadino del Bellentani, ne’ suoi Comenti, latini sul poemetto di Catullo da lui composti, e pubblicati mentre era tuttor secolare. Perciocchè il Realino ancora ne trentaquattro anni che visse, prima di rendersi religioso, diede più saggi di pronto e vivace ingegno sì in Modena ove frequentò l’Accademia del Castel vetro, sì in Bologna e in Ferrara ove attese ai' più gravi studi, sì in Milano e in Napoli ove sostenne diversi onorevoli impieghi, e scrisse ancora più opere di diversi argomenti, che si