Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/811

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TERZO 11)53 quelle solite cerimonie volle, che li fossero levate quelle insegne Dottorali, con che gli erano state date: nondimeno spogliandosi delle insegne, egli già non si spogliò della dottrina et riputazione, la quale ha ora più che mai grande (Brunetto, Lett. p. 170); e lo stesso più brevemente si accenna da Giulio Ottonelli, ove dice: Il qual Tolommei per altro, essendo egli Dottor di Legge (a che però dicono che rinunciò) dovea almen ricordare, ec. (Discorsi sopra l abuso, ec. p. 36). Ma ove, quando e come ciò avvenisse, non saprei indovinarlo. Una sua lettera citata dal marchese Poleni ci mostra ch’egli era in Roma fin dal 1516. In un’ altra lettera però da lui scritta nel 1543, ei dice ch erano omai corsi 25 anni, dacchè trovavasi alla corte di Roma (Lettere, p. 30, ed. ven. 1565); il che proverebbe ch’ei vi si fosse recato solo dopo il 1518. Ma forse ei vi stette alcun tempo senza entrar nella corte, e verso il detto anno soltanto vi fu ammesso. Pare che la partenza da Siena del Tolommei fosse allor volontaria; ma poscia nel 1526 da quella città fu condennato all’esilio, come pruovano i monumenti accennati dal marchese Poleni, il qual congettura che ciò avvenisse perchè il Tolommei volle aver parte nella spedizion militare che in quell’ anno fece, benchè inutilmente, Clemente VII contro quella città. Questa sentenza di bando fu poi rivocata nel 1.542, e abbiam la lettera del Tolommei de 25 di gennaio del detto anno a’ Signori della Badia di Siena, in cui rende lor grazie di tal beneficio