Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/812

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11)64 LIBRO (ivi, p. 9)• Ei fu dapprima al servizio d’Ippolito de’ Medici eletto cardinale nel 1529, e caro perciò ancora al pontefice Clemente VII, a cui egli fanno 1527 si offerse pronto a scrivere cinque orazioni all’ imperador Carlo V in favor della Chiesa e del pontefice stesso tenuto allora prigione (ivi, p. 19). Nel 1532 fu dal Cardinal Ippolito inviato in suo nome a Vienna d’ Austria; e una lettera di là scrittagli dal Tolommei a 2 di ottobre ci mostra l’infelice stato di sanità a cui era allora condotto, perciocchè gli dice che da qualche tempo in qua non gli pare di esser abile a servirlo: Nè le forze mi rispondono del corpo, nè gli occhi. nè le'orecchie fanno l'offizio loro, come prima, e confitto da continui dolori delle membra, sento ancor la mente essere indebolita. Si duole inoltre di essere involto nella malattia, nell esilio e nella povertà; e quindi chiede riverentemente il suo congedo (ivi, p. 28). Ma pare ch’ egli non l ottenesse, e che seguisse a servire quel cardinale, finchè questi morì nel 1535, e che dopo la morte di esso ei fosse soggetto a qualche grave travaglio; perciocchè egli scrivendo a’ 13 di dicembre del detto anno a Paolo Mantino, accenna oscuramente le sue sventure, e dice che due cose sole il consolano, la prima ch’ ei soffre pel Cardinal suo signore, per cui darebbe anche la vita, la seconda che quanto più è afflitto, tanto più sente crescere dentro il cuore il disprezzo delle cose mondane (ivi, p. 38). Il marchese Poleni solo per congettura