Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/124

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2086 libro egli sa, e recar molti passi e delle Poesie e di altre opere del Flaminio, nelle quali a lui pare di scorgere i sentimenti de’ Protestanti, e io non vi trovo che i sentimenti d’uom religioso e pio; ma non potrà mai provare che il Flaminio non si ravvedesse ben presto. Egli ci rimprovera la proibizione dell’Opere del Flaminio, fatta da Paolo IV nel 1559; e a questo fatto, che è certo, aggiugne altre dubbiose voci sparse da alcuni a que’ tempi, che il papa volesse farne disotterrare il cadavero per gittarlo alle fiamme; voci smentite dal molto amore che Paolo ancor cardinale ebbe per lui, e di cui diedegli pruova in una grave malattia, da cui essendo condotto agli estremi il Flaminio, questi fu persuaso di doverne la guarigione alle ferventi preghiere del Cardinal Carrafa (Carm. l. 6, carm, 40). Che se ciò non ostante ei vietò il leggerne le Opere, egli è evidente che ciò fu effetto o di soverchia severità, o di altra qual che si fosse cagione. Perciocchè nelle altre edizioni , che poi si fecer dell’Indice, le Opere del Flaminio non vi si veggon notate (V. Zeno, Note al Fontanini, t. 2, p. 109, ec.). Or se esse fossero state infette di errori, ne avrebbono i romani pontefici permessa la lettura? O anzi il vederle tolte dall1 Indice, non è egli sicuro indicio a conoscere ch’esse furon trovate innocenti? E dobbiamo aggiugnere che il Flaminio, ancor quando avea nell’animo qualche inclinazione alle opinioni de’ novatori, fu nondimeno sì cauto, ch’ebbe sempre il concetto di ottimo e sincero cattolico , e ne son pruova gl’impieghi a’ quali fu destinato.