Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/127

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TERZO 2089 il numero degli eretici crescerebbe a dismisura! Benchè però il Flaminio ricusasse l’impiego di segretario, andossene a Trento, probabilmente col Polo, ove cel mostrano e una lettera da lui scritta a’ 28 di novembre del 1545 (Lettere di diversi Uom. ill. Trevisio, 1603, p 248), e la dedica da lui fatta al cardinale Alessandro Farnese della sua elegante traduzione ,in versi latini di 30 Salmi stampata nel 1546. Benchè io non trovi che il Flaminio lasciasse mai il servigio del Polo, nella cui casa ancora morì, come si è poc* anzi accennato, è certo pprò, eli’ ci fu ancora al servigio del cardinale Alessandro Farnese , come ci mostran moltissime poesie da lui in onor di esso composte, nelle quali rammenta ancora i molti e singolari beneficj che da quello splendido mecenate de’ letterati avea ricevuti, e singolarmente un podere, che dopo la morte di suo padre gli era stato usurpato, e che il cardinale aveagli fatto rendere (l. 1 , carm. 17), e i molti beni di cui l’avea arricchito (l.6, carm. 1, 3). Nè fu solo il Farnese a mostrarsi così liberale al Flaminio. Il cardinale Rodolfo Pio gli fè dono egli pure di alcuni poderi (ib. carm. 42). Il cardinale Guidascanio Sforza solea liberarlo ogni anno da alcune decime, di cui eragli debitore (l. 5, carm. 2). Il cardinale Benedetto Accolti gli fece presente di una preziosa tazza (l.2, carm. 10), e così di più altri provò egli la liberalità e la magnificenza, di cui sapeasi render degno col suo valore e colle sue amabile e dolci maniere. Ma in niuna occasione conobbesi meglio quanto amato e stimato fosse il Flaminio, come allor vTT 9