Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/126

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. ao88 libro scrive Aonio Paleario al Lampridio, Legatus est Tridentum: Flaminius una proficiscitur, una Priulus, et fortasse Carnesecius, animae quales neque candodiores terra tulit (l. 1, ep. 17). Ma il Carnesecchi non vi andò, come ci mostra la lettera scrittagli dal Flaminio al primo di gennaio del i5.{3, di cui diremo tra poco. Anzi impedita allora la convocazion del concilio, il Flaminio col Polo tornossi a Viterbo, e quindi nel maggio dell1 anno stesso accompagnò il pontefice nel suo viaggio a Busseto (Seb. Corrad. praef. ad Comm. in Epist. Cic. ad Attic..). Raccoltosi poi il concilio di Trento sulla fine del i 545, il Cardinal Pallavicino racconta (Stor. del Conc, di Trento, t. 1, l. 6, c. 1) che al Flaminio fu offerto l’impiego di segretario del concilio, ma ch’egli se ne scusò, forse perchè nutriva nell’animo quelle opinioni contro cui, accettandolo, avrebbe dovuto rivolger la penna, e delle quali però, aggiugne lo storico, egli poi si ravvide. Ma a me par più probabile che il Flaminio si fosse fin d’allor ravveduto, e che la debole sua sanità fosse la vera cagione per cui si sottrasse a quel carico. Certo la lettera che da Trento egli scrisse al Carnesecchi sul mistero dell’Eucaristia fin dal primo di gennaio del 1543, è per tal modo cattolica, che gli stessi Protestanti confessano che nell’articolo della Eucaristia egli è stato loro contrario, e si riducono a dire che non avendo egli in quella lettera fatto motto di alcuni particolari punti di quel mistero, deesi credere che in essi ei fosse lor favorevole (V. Schelhorn, l. cit. p. 11): maniera veramente leggiadra di argomentare, per