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TERZO
nel dir di essi, passiamo a coloro che più belle
testimonianze lasciaronci del lor valore nel
poetare.
III. Come la corte di Leon X parve rinnovar
la memoria di quella d'Augusto, così il numero
e il fior de’ poeti che a quel tempo viveano
in Roma, parve emular le glorie di quel secolo
sì rinomato. Un bel monumento ne abbiamo
nel poemetto elegiaco di Francesco Arsilli intitolato De Poetis urbanis, che va unito alla
Raccolta di Poesie latine intitolata Cory ciana,
della quale abbiamo altre volte parlato. Essa fu
stampata in Roma nel 1524, a’tempi di Clemente VII. Ma l'autore avea già da alcuni anni
avanti scritta quell’operetta. In fatti in un codice di molte Poesie latine dell’Arsilli, scritto
da lui medesimo, che or si conserva in Roma
presso il chiarissimo signor ab. Francesco Cancellieri, due esemplari si hanno di questo poemetto, uno più breve e compendioso di soli 255
distici, ma che ha il pregio di aver segnati in
margine di mano dell’Arsilli i nomi de poeti
in esso indicati; l’altro più lungo e composto
di 320 distici, in cui sono ommessi alcuni de
poeti nel primo esemplar nominati, e alcuni altri ne sono aggiunti, ma senza segnarne nel
margine i nomi. Il suddetto sig. abate Cancellieri riflettendo alla rarità del libro in cui è
inserito questo si pregevole poemetto, e alle
diversità che passano fra la detta edizione e
gli esemplari mss., il secondo de quali è assai
più copioso, avea pensato di farne una nuova
edizione. Ma poscia per singolar gentilezza,
tanto più degna di lode, quanto suol esser più