Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/153

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TERZO 3II5 pregandolo di volerle ridurre a forma di eloquente orazione; la lettera dalla città medesima perciò scritta al Vida , e la risposta del Vida, con cui promette di accingersi a ciò che la sua patria da lui richiede. Ma più ancora. Nel segreto archivio di Guastalla conservasi una lettera originale del Vida a don Ferrante Gonzaga governator di Milano, scritta da Alba a’ 13 di giugno del 1550, nella quale caldamente il prega a voler accordare a’ suoi Cremonesi qualche maggior dilazione, oltre quella de’ 15 giorni, che già avea accordata, per dare alle stampe le loro ragioni, e fra le altre cose gli dice: Li supplico humilmente, quanto più posso, oltra i motivi di quella cittade tanto fedele, utile, et affezionata a S. M. et anche amatissima a V. E. per la servitù mia le piaccia donarmi anchora de più quindici altri giorni, fra li quali senza fallo sarà finita la stampa. Altrimenti io havrei preso tanta fatica indarno , et sempre quella Città, qual e di me. benemerita, imputeria in sempiterno a me tanto suo danno , non havendoli spedito a tempo, che se fusseron potuti valere dell’opera mia , et in perpetuo ne restarei in somma scontentezza. A quel tempo non solo li saranno le mie allegazioni, ma vi potrei essere anchor io, ec. Puossi egli addurre pruova più convincente di questa a provare il Vida autore di queste orazioni? E le lodi che in esse il Vida dà a se stesso, possono mai avere ugual forza a provare il contrario? E molto più che non recitandosi quelle orazioni dal Vida (perciocchè esse furono solo distribuite stampate, come Tuia boschi, Voi. XI11. io