Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/225

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TERZO 2187 camaldolese. Nel 1515 accompagnò a Milano quattro proccuratori di S. Marco destinati a complimentare il re Francesco I, in onore del quale avendo egli composto e fattogli offrire in Bologna un suo Panegirico , ne ebbe in dono un bel medaglione d’oro. Nel 1520, morto Rafaello Regio, pubblico professore d1 eloquenza in Venezia, e rigettati coloro che si erano fatti innanzi per averne la cattedra, fu I’Egnazio ad essa trascelto, senza ch’ei fosse costretto a dar pruova alcuna del suo sapere, e gli fu ancora permesso di tener la scuola nello spedale di cui era priore. Il concorso che ad udirlo si fece non sol da Venezia e dalle altre città d’Italia, ma anche dalle più lontane provincie, fu tale, che ogni giorno contavansi 500 scolari, e talora anche in maggior numero. Nè solo per udirne le cotidiane lezioni, ma ancora per consultarlo in gravissimi affari accorrevano a lui i più rispettabili senatori; perciocchè non men che il sapere, ne era in altissima stima la prudenza ed il senno. Destava meraviglia in tutti la prodigiosa memoria di cui egli era fornito; e una illustre pruova ne diede egli, quando recitando in pubblico un’orazione, e giunto sulla fin di essa il legato apostolico ad ascoltarlo, egli ripigliolla da capo in modo, che cambiandola in ogni sua parte, fece stupire altamente tutti i suoi uditori. Crescendo frattanto negli anni, cominciò a bramare il riposo; e chiese al Senato un onorevol congedo. Ma troppo spiaceva a que’ padri il perdere un tal professore; ottennero da lui che proseguisse le sue fatiche, e gli