Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/226

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2 I 88 LIBRO accrebbero lo stipendio che negli ultimi anni fu di 200 ducati d* oro. Vuoisi cbe sul fin della vita egli avesse gran brighe col Robortello, e che un giorno, lasciandosi trasportar dallo sdegno, posta la man tremante a un coltello, contro lui si avventasse. Il P. degli Agostini riflette, che non essendo tal cosa narrala cbe dall1 Imperiali e dallo Spizelio, troppo lontani di tempo , non par certa abbastanza. Ma a dir vero, essa si narra ancor dal Sigonio, scrittor di que’ tempi (Epist ad Robortell. ante Emendat Liv. et l. 2 Disput. patav.). Come nondimeno questo racconto è inserito ne’ libri da lui scritti contro del Robortello, potrebbe ancor sospettarsi che il caldo della contesa l’avesse trasportato ad adottar facilmente qualche rumor popolare. Ottenne finalmente nel 1549 il bramato riposo, salvo però lo stipendio, di cui volle il Senato che interamente godesse. Quattro anni sopravvisse ancora l’Egnazio, cioè fino al 1553, nel quale in età di settantacinque anni finì di vivere. Queste cose da me in breve accennate, più ampiamente si svolgono dal P. degli Agostini, e si comprovano colla fede di autentici documenti. Egli ci addita insieme le rare virtù morali, delle quali I1 Egnazio fu adorno; ribatte le calunniose accuse colle quali alcuni han cercato di oscurarne la fama, spacciandolo come uomo di non ben certa fede; riferisce i magnifici elogi che molti scrittori ne han fatto , celebrandone la vasta erudizione, la profonda memoria, le maniere amabili e tutte le altre virtù che in lui risplendevano; annovera molti de’ più famosi