Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/249

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TERZO 2211 di cui tra essi si disputava. Già abbiamo accennate le lettere su ciò scritte da Sebastiano Corrado al Maioragio. Il Ricci mostrò egli pure quanto bramasse la lor riunione (Op. t. 2, pars 2 , p. 262). Anche lo stampatore Giovanni Oporino, a cui erano state inviate le risposte del Maioragio, perchè in Basilea le pubblicasse colle sue stampe, scrisse più volte a Francesco Ciceri, pregandolo caldamente a fare in modo che si desse amichevol fine a sì acerba contesa (post Gudii Epist. p. 166, ec.). Ma forse essa non sarebbe sì presto finita, so il (Maioragio non fosse stato rapito da immatura morte. Questa è l’unica taccia che oscuri alquanto la fama di sì valoroso scrittore, il quale e per eleganza e per eloquenza e per erudizione può andar del pari co’ migliori del secolo xvi. X. Lo stesso dee dirsi dell’avversario del Maioragio, cioè di Mario Nizzoli, di cui ora passiamo a dire; e tanto più volentieri, che niuno , ch’io sappia, ne ha ancora scritta la Vita [a). Egli nelle sue opere si dice natio di Brescello, terra ragguardev ole nel ducato di Modena alle rive del Po; ove infatti ancor sussiste una famiglia di questo nome; ed a lui, come a lor cittadino, posero quegli abitanti un’onorevole iscrizione, che poscia riferiremo. Nondimeno non vuolsi tacere che Angelo Maria di (a) Del Nizzoli si è parlato alquanto più stesamente nella Biblioteca modenese (l. 3, p. 3-pj, ec- \ t. 61 p. i5a). Tuiaboschi, Voi. XIII. 1G