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TERZO 2263
teneva nell’insegnare. Questa dedica non ha
data, nè sappiamo fin quando egli si trattenesse
in Bergamo. Sappiamo solo ciò eh1 egli scrisse
nel 1538 al magistrato e a’ cittadini di Brescia,
cioè che da varie città d1 Italia era stato onorevolmente condotto con assai onorevole stipendio, che i Vicentini l’aveano onorato della
loro cittadinanza, e che poco appresso era stato
chiamato a Venezia (Epist. cl. Viror. p. 61, ed.
Ven. 1568), ove per più anni fu occupato in
istruire nelle belle lettere i giovani destinati alla
pubblica cancelleria. Nella detta lettera ei dice
cb1 essendo ornai vecchio, bramava di ritirarsi
a Brescia , e di esser perciò ascritto a quella
cittadinanza. Egli ottenne ciò che bramava; e
con altra sua lettera rendè grazie a quel Pubblico del favor compartitogli, benchè que’ di
Chiari, che più di tutti dovean essergli in ciò
favorevoli, se gli fossero caldamente opposti
(ib. p. 62). Ei nondimeno non partì da Venezia , e continuò per più anni nel medesimo impiego. Alcune lettere scritte dal Bembo a Giambattista Rannusio nel 1545 e nel 1546 ci fan
vedere che questi aveasi allor preso in casa il
Rapicio, perchè istruisse nelle lettere Paolo suo
figlio; e che il Bembo bramò ed ottenne che a
Paolo si aggiugnesse ancora un figlio di M. Carlo
Gualteruzzi (Letti t. 2, l. 3,- Op. ti 3, p. 124).
Anzi il Bembo medesimo scrisse poi al Rapicio
una lettera latina, di ciò ringraziandolo, nella
quale fra le altre cose gli dice: Amavi te quidem omini tempore doctrinac tuae pracstantissiniae incensus splendore ac nomine; quem sane
amorem erga te meum auxerunt cum et mores