Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/340

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a3oa LIBRO come Lodovico Martelli, Agnolo Firenzuola, Niccolò Liburnio e Claudio Tolomei, il primo de’ quali saggiamente si attenne a riprovar come inutili le nuove lettere, il secondo più acremente censurò il Trissino, tacciandolo ancora come plagiario e usurpator delle idee avute già da’ Sanesi, di che però non potè egli arrecare veruna pruova; il terzo impugnò il Trissino nella sua operetta intitolata Le tre Fontane; il quarto, a cui s’attribuise Il Polito, pubblicato sotto il nome di Adriano Franci, non pago di rigettare le lettere ritrovate dal Trissino, volle egli poi aggiugnerne altre alla lingua italiana, e distinguere il diverso suono della pronuncia nelle vocali collo scriverle diversamente , e con questa sua ortografia pubblicò egli le sue Lettere nell’anno 1547- Il Trissino non si atterrì pel numero e pel valore de’ suoi nemici, e co’ suoi Dubbj grammaticali, col dialogo intitolato Il Castellano e colla Gramatica si sforzò di sostenere le sue idee; e in difesa del Trissino levossi ancora Vincenzo Oreadino da Perugia con un suo Opuscolo latino fatto poi ristampare dal marchese Maffei nella sua bella edizione delle Opere del Trissino. Ma nè le lettere del Trissino, nè quelle del Tolommei non ebbero lunga vita. Solo il Trissino ottenne di vedere introdotte e ricevute comunemente nella volgar nostra lingua V j e Y v consonanti; e forse ancora a lui deesi Y introduzione della z nella lingua italiana innanzi all’i seguita da altra vocale , invece di cui usavasi allora di scrivere t. Di questa contesa parlan più a lungo Apostolo Zeno (Note al Fontan. t, 1, p. 28 , ec.) e Pier