Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/383

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TERZO 33/{5 1.1 direzione di valorosi maestri, c principalmente di Benedetto Lampridio, fece maravigliosi progressi nelle lingue greca e latina, e poscia ancor nell’ebraica e nella caldaica, nell’eloquenza, nella filosofia e nella teologia; nel qual tempo a questi suoi studj e alle pubbliche conclusioni da lui sostenute, dalle quali ebbe per frutto l’onor della laurea, aggiunse ancor la fatica di predicare più volte. Mandato a Milano all1 occasion di 1111 capitolo generale, e udito ivi ragionare e disputare pubblicamente, piacque per modo all’ultimo duca Francesco, che lo scelse a suo predicatore, e gli assegnò insieme la cattedra di metafisica nell’università di Pavia, ove ancora godeva egli talvolta di andarlo ad udire. Così l’autor della Vita. Ma se è vero che il Musso non cominciasse a leggere in quella università cbe l’anno 1 f>3—, come si indica nel Catalogo di que’ Professori aggiunto all1 Elenco degli Atti da noi più volte citato, il duca suddetto, morto nel 1535. non potè, certo nè assegnargli quella cattedra, nè colla sua presenza onorarlo. Dalla università di Pavia passò il Musso a quella di Bologna , tra’ cui professori di fatto l’annovera l’Alidosi, dicendo (Dott. forest di Teol. Ec. p. 18) che dal i53fino al 1540 fu lettore di teologia, e poscia di metafisica. Nè lasciò però in quel tempo di salir più volte sul pergamo, e molto più quando libero dall1 impiego di professore potè secondare più agevolmente i frequentissimi inviti che da ogni parte veniangli fatti. Nel febbraio del 1541 r mentre ei trovavasi in Roma, fu invitato da don Ferrante Gonzaga, allora