Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/384

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a346 libro viceré di Sicilia, a predicar la quaresima in Palermo. Ma egli se ne scusò per essergli troppo tardi giunto l’invito; e io ho copia della lettera da lui scritta in tale occasione, il cui originale conservasi nel segreto archivio di Guastalla. In Roma ei fu carissimo a Paolo III e a’ più dotti cardinali, dei quali era ivi allor sì gran numero; e il pontefice volea udirlo sovente ragionare alla sua mensa, e risponder poscia a’ quesiti che da’ circostanti gli venisser proposti; e il Musso ebbe in premio di queste sue fatiche nel 154 ■ il vescovado di Bertinoro, e poscia tre anni appresso quel di Bitonto. Intervenne al concilio di Trento, ove si mostrò ad un tempo e profondo teologo ed eloquente oratore. Egli diè principio a quella illustre adunanza con un suo ragionamento, di cui parlando col suo solito stile Ortensio Landi, che vi si trovò presente, Udemo, dice (Comm. delle cose notab. d Ital. p. 33), V Orazione di Mons. Cornelio .Vescovo di Betonto, piena di sottil artifizio , sparsa de’ rettorici colori, come se tempestata fusse di rubini et diamanti; egli vi bave a consumati dentro tutti i preziosi unguenti d Aristotile, d Isocrate, di M. Tullio, et tutti i savi precetti ci Ermogene. Che maraviglia è dunque s’egli ci puote insegnare, dilettare, et commuovere , spezialmente essendo dotato d una voce simile a quella del cugino? È veramente questo valenthuomo la gloria di Piacenza, l’honor delV Ordine Serafico, et il splendor deliP Episcopal Collegio. Quando il pontefice Pio IV volle riaprire e conchiudere il concilio medesimo, insieme con Marco d’Altaemps suo nipote inviò