Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/385

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TERZO nel i56o all’imperador Ferdinando il Musso, e le lettere che in questa occasione scrisse il Cardinal Ottone Truchses vescovo d’Augusta all’imperador medesimo, al Cardinal Osio e a più altri, raccomandando lor caldamente il Musso, son piene di elogi di questo famoso oratore (Poggiani Epist. t. 2, p. 62, ec.). Poichè egli fu ritornato dall’Allemagna, il pontefice, invece di mandarlo al concilio, il volle a’ suoi fianchi per valersene nello scioglimento de’! dubbj che spesso dal medesimo concilio si proponevano. Dopo la felice conclusione di esso, il Musso andossene alla sua chiesa di Bitonto, e per dieci anni la resse con sommo zelo, mostrandosi vero padre e pastore della sua greggia, e pascendola al tempo stesso colle sue istruzioni, e edificandola coll’esempio delle sue rare virtù. Sulla fine del 1573, tornato a Roma, e giuntovi poco dopo l’elezione di Gregorio XIII, mentre per ordin del nuovo pontefice ivi si trattiene, sorpreso da mortal malattia, e dispostosi alla morte con quegli atti di fervente pietà che sempre avea praticata vivendo, diè fine a’ suoi giorni a’ 9 di gennaio del 1575. Dieci sole prediche del Musso erano finallora state stampate in Venezia nel 1554, e ad esse erasi unito un discorso di Bernardino Tomitano, celebre professore di belle lettere da noi nominato a suo luogo, in lode dell’eloquenza di questo sacro oratore, nel qual discorso esaminando egli i pregi che sono proprj dell’eloquenza del pergamo , tutti li trova nel Musso, e ne adduce anche la testimonianza di due gran cardinali Contarini e Bembo, i quali udendo il Musso, eran soliti dire ch’egli non