Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/386

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a348 libro * parca loro nè filosofo, nè oratore, ma angelo che persuadesse il mondo. Anche il Casa fu grande stimatore del Musso, e indirizzando a lui un’Ode in lode dell’eloquenza , lui stesso ne propone come un perfetto modello (Op. t. 4, p. 30, ed. ven. 1728). Un’altra pruova dell’alto concetto di cui il Musso godeva, son quattro medaglie in onor di esso coniate, che si posson vedere nel Museo mazzucchelliano (t.. 1, p. 353). Furon poscia stampate in più tomi tutte le prediche del Musso, ed alcune di esse furono anche tradotte nelle lingue francese e spagnuola, di che e di qualche altra opera da lui pubblicata veggasi il citato P. Franchini (l. cit. p. 151, ec.). E veramente se si confronti il Musso cogli altri oratori che l’aveano preceduto, egli è in confronto ad essi come l’oro al fango. Sbandite le scolastiche speculazioni, le declamazioni ridicole e plebee, e se non ommesse del tutto, usate almeno più parcamente le citazioni degli autori profani, ei non fa uso per lo più che della sacra Scrittura, parla comunemente con quella gravità che a sacro orator si conviene, e non gli manca quel genere di eloquenza che consiste nella vivacità delle immagini, e nella facondia e nella forza dell1 espressioni. Ma ciò non ostante egli è ancor troppo lungi dal poter esser proposto come modello d’imitazione. Le prediche del.Musso sono sovente un continuo concatenamento di testi scritturali, non sostenuti e illustrati colla forza di un giusto e stringente discorso. L’ordine non è esatto; e chi volesse farne una giusta analisi, assai difficilmente, io credo, in ciò riuscirebbe. Ei non ha farle di