Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/403

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TF.UZ0 menzione, Rafaello d’Urbino, Giulio Romano, JVliclielagnolo Buonarroti. Di Rafaello tanto è già stato detto e dal Vasari (t. 3, p. i58, cc.) (. da cento altri antichi scrittori, cIT io geltciri inutilmente il tempo cercando di compendiarne la Vita (a). Alcune cose nondimeno da essi o non avvertite, o solo accennate, mi Riferire non senza piacer di bino, nato nel 1483, fu prima scolaro di Pietro Perugino in Perugia, indi di Leonardo da Vinci in Firenze , e poscia di Bramante. Chiamato a Roma a’ tempi di Giulio II, al veder le pitture di Michelagnolo, ottenne sempre maggior perfezione nell1 arte in modo che superò di gran lunga la gloria de’ due suoi primi maestri , e se se ne traggano gl1 ignudi, ne’ quali si suol dare al Buonarroti la preferenza, il terzo ancora lasciossi addietro. E veramente il nome di Rafaello sembra portar seco l’idea di ciò che di più perfetto può esser nella pittura: tanta è la delicatezza, la grazia, la vivacità, la forza, la maestà de’ suoi quadri: Ha costui, dice il conte. Algarotti (Saggio sopra la Pitt. Op. t. 2, p. 227), se non in tutto , in parte grandissima almeno ottenuto i fini, che nelle sue imitazioni ha da proporsi il pittore; ingannar l’occhio, appagar l intelletto, e muovere il cuore. E tali sono le sue fatture, che avviene assai volle a (a) Una nuova Vita scritta dn un autore contemporaneo , ch7ei sospetta poter essere monsig. «Irl a Casa ancor giovinetto , ne Ita pubblicata ni Roinu e illustrata con note il sig. abate Angelo Comodi. Giovanni Sanzio da Ur-