Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/441

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TERZO a4°3 in Messina, si vegga il Vasari (ivi, p. 1, ec.). Quando il pontefice Paolo IV con severe leggi costrinse i disertori degli Ordini religiosi a fare ad essi ritorno, il Montorsoli, distribuito in limosina e in sovvenzione de’ suoi parenti tutto il suo guadagno, rientrò nell’Ordin de’ Servi; nè cessò nondimeno di esercitar la scultura, e fu poscia uno de’ fondatori dell’Accademia del Disegno, già da noi mentovata, cui non cessò dal promuovere fino all’anno 1564 che fu l’ultimo della sua vita. All’esercizio dell’arte medesima della scultura e insieme di quella dell’oreficeria fu colà chiamato dal medesimo re Benvenuto Cellini fiorentino, non meno celebre per la sua eccellenza in quelle arti, che pel suo umor fantastico e capriccioso, per cui era continuamente a contesa or coll’uno or coll’altro; e libero di lingua al par che di mano, mori leva rabbiosamente chiunque ardiva toccarlo, fosse egli pure uom grande e potente, e spesso ancora si valeva dell’armi contro de’ suoi rivali; chiuso perciò più volte in prigione ed esposto a gravi pericoli della vita; ma sempre uguale a se stesso, nè fatto mai prudente dalle passate vicende. Oltre ciò che di lui abbiamo nell’opera del Vasari (tj, p. 163), e in altre di somigliante argomento, e nelle Notizie dell"Accademia fiorentina (p. 182, ec.), ha scritta egli stesso la sua Vita, che dopo essersi lungamente giaciuta inedita, è stata stampata in Napoli colla data di Colonia nel e se l’edizione ne fosse riuscita più corretta e più esatta, ella sarebbe una delle più piacevoli cose che legger si possano; così il Cellini descrive sinceramente Tira boschi, Voi. XIII. 28

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