Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/57

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TERZO 301(J J'Arco (l. 2, carni. 67) e da più altri. Il Giovio però lo riprende, dicendo che per imitar pindaro ei divenne gonfio e duro, e poco gradito alle orecchie avvezze alla dolcezza della latina poesia. E certo il Lampridio in essa introdusse certa sorte di metri che non le sembran troppo adatti. Ma non può negarsi che nella nobiltà de’ pensieri e ne voli dell’ immaginazione ei non sia felice imitatore di Pindaro, e che a queste doti non congiunga comunemente molta eleganza; degno anche perciò di lode, perchè fu egli il primo tra’ moderni poeti a prefiggersi l’imitazione di sì difficil modello. Se ne hanno innoltre tre lettere italiane tra quelle scritte al Cardinal Bembo, e una latina al Cardinal Polo in congratulazione della porpora conferitagli (Card. Poli Epist dec. 2, p. i3). XV. Del terzo de’ tre nominati poeti, cioè di Basilio Zanchi, ha scritta sì esattamente la Vita il ch. signor abate Serassi (ante Zanchii Poem. ed. Bergorn. che appena possiamo sperare di dirne cosa non detta. Ei fu fratello di quel Giangrisostomo di cui tra’ teologi si è favellato, e nacque in Bergamo circa il 1501, ed ebbe al battesimo il nome di Pietro. Fu scolaro di Giovita Rapicio, che ivi allora teneva scuola, e con tal ardore si applicò allo studio, che in età di soli diciassette anni potè scrivere la sua Raccolta di Epiteti poetici, che fu poscia stampata nel 1542. Il suo natural talento per la poesia il trasse in età ancor giovanile a Roma, ch era allora il centro comun de’ poeti, e tal nome vi ottenne, che meritò, benchè in età di soli 20’ anni, Tiraboschi, Voi. XIII. 4