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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/85

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TERZO ' 2047 oe]la quale si scusa, perchè non può arrendersi al nuovo amorevole invito da esso avuto, sì per le molte gravi infermità alle quali era stato finallora soggetto, come anche per qualche commissione avuta dall imperadore, e ch era di molta importanza non solo per quel monarca, ma per tutta la Chiesa cattolica (ib. p. 45). La qual commissione però non sappiamo precisamente qual fosse. Pare infatti che ei non partisse mai da Firenze; ed ivi certamente ei morì a 21 di settembre del 1549 Poco è ciò che ne ha veduta la luce, e il conte Mazzuoli olii annovera diligentemente le Lettere e le Poesie che se ne hanno alle stampe, ed altre opere che o son rimaste inedite, o si sono smarrite. Ma le lodi colle quali ci venne onorato dagli scrittori di que’ tempi, cel rappresentano come uno de più colti ed eleganti scrittori che avesse quel secolo. Già abbiamo accennato quali elogi solea farne il Cardinal Sadoleto. Il Giraldi lo dice uno de primi scrittori di epigrammi e di elegie, e tale che difficilmente potea trovarsi il più ingegnoso e il più leggiadro, e rammenta insieme la protezione ch’ egli accordava agli uomini dotti, fra quali nomina il Pico, il Molza, il Valeriano, TUbaldini. il Pantagato, il Manuzio, il Robortello, e ad essi aggiugne se stesso. Celio Calcagnini ancora, scrivendo a Galasso Ariosto, esalta con molte lodi alcuni versi dell’Accolti, che quegli inviati gli avea, e due lettere piene di elogi scrive a lui stesso (Op. p. 137, 138). Ma bello è singolarmente l’elogio con cui Paolo Manuzio gli dedicò nel 1540 il primo tomo delle Orazioni di Cicerone, di cui, poichè esso