Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/158

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»46 LIBRO quanto fosse Giambalista versato nelle lingue orientali, e singolarmente nell’arabica e nella persiana, e come procurasse di propagarne lo studio. Ma più autorevole ancora è la testimonianza del celebre Eusebio Renaudot, il quale, dedicando al gran duca Cosimo III la sua Storia del Patriarcato alessandrino , rammenta il Vecchietti come l’uomo il più dotto in quelle due lingue, che avesse ancor veduto l’Europa, e accenna un codice dei Salmi tradotti in persiano, che egli avea, e a cui nelle ultime pagine avea aggiunto il suo giudizio su quella versione, dalla quale ben raccoglievasi quanto profonda cognizione egli ne avesse. Egli morì in Napoli agli 8 di decembre del 1619 in età di 87 anni. Nulla di lui si ha alle stampe, e solo se ne conserva manoscritta una Relazione della Persia nella libreria Nani (l. cit. p. 106). Di Girolamo che, come si è detto, fu spesso compagno ne’ viaggi di suo fratello, e che tornando dall’Egitto recò seco molti codici orientali (V. Prose fior. par. 4 > t. 1, lett 86), ci ha lasciato un elogio l’Eritreo (Pinacoth. pars 1, p. 196 ed. Lips. 1692), nel quale singolarmente racconta le sinistre vicende eli’ egli ebbe pel suo libro De anno primitivo et sacrorum temporum ratione, stampato in Augusta nel 1621; perciocchè avendo in esso affermato che il divin Redentore il giorno innanzi alla sua morte non avea celebrata la solenne cena pasquale, fu perciò accusato al tribunale dell1 Inquisizione, e da esso fatto chiudere in carcere, volle piuttosto sostenere per più anni lo squallore e i disagi, che ritrarre la sua opinione. Ne fu