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SECONDO 155 •viaggi. Fu poscia chiamato alla sua corte dal Cardinal Scipione Borghese nipote di Paolo V. Ma egli, a cui era più cara la quiete de’ sui studi che gli onori della corte. ottenne di ritirarsi di nuovo nel suo collegio de’ Greci. Circa tre anni innanzi alla morte, gittato a terra da un cavallo carico di vino, che lo urtò con grand’impeto, ne fu malconcio per modo, che non potea muovere un passo. E nondimeno facevasi ogni mattina portare nella libreria del detto collegio, nè volea essere riportato nelle sue stanze se non dopo in tramontar del sole. Così narra l’Eritreo, a cui dobbiam le notizie finora indicate (Pinacoth. pars 1, p. 225, ec.). Il Dupin dice ch’ei morì verso il 1621 (Bibl. des Aut. eccles. t. 17, p. 56 ed. A insterà. 1711). Ma l’Allacci ci mostra ch’ei viveva ancora nel 1632 (Apes urban.). L’opera più pregiata di questo dotto scrittore è quella intitolata De concordia Ecclesiæ Occidentalis et Orientalis in septem Sacramentorum administratione, stampata in Parigi nel 1619, nella quale si fa con molta erudizione a provare che la Chiesa greca e latina non solo nella dottrina, ma anche nell’amministrazione de’ sagramenti, quanto alla sostanza, sono sempre state concordi, ribattendo con ciò f argomento che dalla pretesa loro diversità traevano i novatori. Ne abbiamo ancora due Trattati sul Purgatorio contro i Greci moderni, e una raccolta di diversi opuscoli di teologi greci degli ultimi secoli intorno alla Processione dello Spirito Santo da lui tradotti in latino. In tutte queste opere si scuopre l’Arcudio dotto ed erudito teologo f ma sembra ad alcuni eli’ egli