Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/172

Da Wikisource.

iGo Libro per più anni, e il Boccalini, che allora vivca in Roma, noi poteva ignorare. IV. Contro quest’opera adunque che. essendo ■ scritta con molta forza, parve meritevole di , ugualmente forte risposta, oltre i teologi della Sorbona ed altri oltramontani, levaronsi ancora alcuni teologi italiani. Uno de’ primi fu l’annalista de’ Cappuccini Zaccaria Boverio, che nel 1621 pubblicò in Milano una Censura paraenetica contro i primi quattro libri dell’arcivescovo di Spalatro. Baldassarre Nardi Aretino la impugnò con un libro intitolato: Expunctiones locorum falsorum de Papatu romano, che è citata da Giovanni Fabricio (Hist. Bibl. Fabric. t. 2, p. 133). Filippo Fabri da Faenza Minor conventuale scrisse egli pure contro il de Dominis, benché quest1 opera non uscisse alla luce, che dappoichè egli finì di vivere nel 1630. Egli era stato professore per 24 anni nell’università di Padova, prima in metafisica e poi di teologia scotistica (Facc. Fasti Gymn. pat. pars 3, p. 257); e di lui e delle molte opere da lui composte si hanno diffuse notizie presso il P. Franchini (Bibliosofia, p. 204, ec.). Più altri ancora, quai più, quai meno ampiamente, presero a combattere contro questo scrittore. Ma io non so se alla bontà della causa che essi aveano tra le mani, fosse uguale la loro felicità nel difenderla. Sullo stesso argomento e a confutazione dell’opera stessa pensava di scrivere il P. don Stefano Cosmi chierico regolare somasco, generale della sua religione, e poscia arcivescovo egli ancora di Spalatro, e uomo per pietà, non meno che per lettere