Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/220

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XX. Sua «|iere. 208 LIBRO egli copioso pascolo a fomentare l’amore che avea per le antiche medaglie e per gli altri monumenti dell età più rimote. La reina di Svezia , che avea pure in gran pregio l’erudizione del Noris, e che avealo, benchè assente, fatto ascrivere alla sua accademia. persuase a Clemente X. e poscia ad Innocenzo XI di lui successore, di chiamare a Roma un uomo che tanto potea accrescerle di ornamento e di lustro. Ma il Noris usò di ogni mezzo per sottrarsi a tali inviti, e per qualche anno gli venne fatto di restarsene a Pisa. Ma finalmente sotto Innocenzo XII gli fu forza di trasferirsi a Roma nel 1692, ove dal papa fu accolto con sommo onore, ed ebbe l’impiego di primo custode della biblioteca Vaticana. A’ 12 di decembre del 1695 fu annoverato tra’ cardinali; e benchè la nuova dignità conferitagli, e le congregazioni alle quali esSa il costrinse a intervenire, molto gli togliessero di quel tempo che ne’" consueti suoi studi avrebbe più volentieri impiegato, non cessò nondimeno dal coltivarli, quanto più gli era possibile, finchè, dopo lunghissima malattia, finì di vivere a’ 22 di febbraio del 1704. XX. Due generi di studi renderono principalmente illustre il Cardinal Noris , quello dell’ecclesiastica storia e quello delle antichità. Di questo secondo sarà d’altro luogo il parlare. Qui dobbiam dire solo del primo quanto fa d’uopo a conoscere il molto che ad esso dee questo ramo d’erudizione. La prima opera con cui egli uscì al pubblico, e che fu pubblicata in Padova nel 1673, fu la Storia pelagiana da lui dedicata al Cardinal Francesco Barberini, il ■