Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/239

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«KCO.XDO e aa^ lettura de’ più eleganti.scrittori. La vivacità e 1’energia nel dipinger gli oggetti è quanto bramar sì possa espressiva; e io non so se v’abbia scrittore che nelle descrizioni gli vada del pari. La nobiltà de’ sentimenti, l’acutezza delle riflessioni, la forza dell’argomentazione, e un certo suo satireggiare all occasione ingegnoso e frizzante, ne rende piacevole la lettura. Ma ciò non ostante dopo alcun tempo il lettore ne risente stanchezza e pena; perchè l’autore si sostien sempre, per così dire, su’ trampani, e affetta sempre di parlar con ingegno, nè mai discende a quello stile domestico e famigliare che occupa dolcemente chi legge, nè gli fa soffrire il peso di una faticosa e notevole applicazione. XXVI1L Rimane a dire per ultimo degli studi biblici, ne’ quali pure non avrem luogo a trattenerci a lungo. Nel dar nuove edizioni e nuove versioni della sacra Scrii tui a tanto eransi già affaticati i dotti del secolo precedente, che poco rimaneva a fare a’ lor posteri; e l’essersi dalla Chiesa ordinato che la Volgata dovesse preferirsi a tutte le altre, distolse i dotti dall’intraprenderne altre versioni. Una sola nuova versione italiana, ma fatta da un Protestante, cioè da Giovanni Diodati lucchese rifugiato in Ginevra , vide la luce in questa città nel 1607. E la traduzione, quanto allo stile, è colta ed elegante. Nella seconda edizione, fatta nel 1641, egli vi aggiunse i Salmi recati, ma non troppo felicemente, in rime toscane. De’ comentatori de’ Libri sacri abbiamo non picciol numero, ma al numero non corrisponde il valore. E un XX Vili. Seri Iton làttici.